L'architettura antinquinamento, progetti intelligenti per città più pulite
Da più di un decennio architetti e ingegneri si adoperano con progetti volti a combattere l’inquinamento
E dopo il ciclone Greta Thunberg, nella nuova era
ambientalista, il mondo dell’architettura sente ancora più forte la pressione
di apportare il proprio contributo nella lotta all’inquinamento. Dal Bosco
verticale di CityLife di Stefano Boeri alle architetture biotiche di Vincent
Callebaut, sono sempre di più i progetti che puntano ad eliminare
l’inquinamento integrando elementi vegetali per assorbire l’anidride carbonica.
Il
contributo dell’architettura alla lotta contro l’inquinamento
L’architettura e la lotta all’inquinamento potrebbero
sembrare due temi molto lontani, eppure così non è. Anzi. Così come riportato
dal rapporto della Global Alliance for Buildings and Construction per il 2019,
il settore dell’edilizia è responsabile del 36% del consumo di energia globale
e del 39% delle emissioni totali di CO2. I numeri, piuttosto alti, richiamano
da anni l’attenzione degli addetti ai lavori. Proprio per questo, il processo
edilizio nella sua interezza, dalla produzione dei materiali fino alla
manutenzione dell’edificio, necessita urgentemente di un cambio di rotta
proiettandosi verso soluzioni green e sostenibili. Essendo quindi il mondo
dell’architettura e delle costruzioni uno dei settori più dannosi per
l’ambiente, intervenire su di esso potrebbe rappresentare davvero una svolta
nella lotta all’inquinamento.
I contributi reali che l’architettura può dare nella lotta
all’inquinamento riguardano svariati aspetti e possono essere messi in pratica
sotto diverse forme (materiali, soluzioni tecnologiche, impianto progettuale…).
Il tema, pur essendo diventato scottante solo recentemente, è
sempre stato presente tra i professionisti del settore, se pur “dormiente”.
Ogni progettista sa che un buon progetto si basa anche sulla capacità di sfruttare
al massimo l’illuminazione e l’ombreggiamento naturale perché questo si traduce
in minori consumi energetici e conseguenti emissioni inquinanti. Allo stesso
modo, la scelta di una corretta stratigrafia per le pareti esterne o di
materiali con un valore di trasmittanza idoneo alla situazione, riduce la necessità
di riscaldare e/o raffreddare un ambiente. Se queste sono nozioni che da sempre
fanno parte del bagaglio professionale di un tecnico, nuove e da scoprire sono
invece molte delle soluzioni anti inquinamento che l’ingegneria ha sviluppato
negli ultimi anni.
Soluzioni progettuali per la lotta all’inquinamento
La lotta all’inquinamento nel campo dell’architettura può
iniziare dalla scelta dei materiali, sfruttandone capacità intrinseche,
reazioni chimiche o processi produttivi sostenibili.
Tra le soluzioni progettuali che possono contribuire alla
riduzione dell’inquinamento vi sono:
inserimento di facciate verdi e tetti giardino
integrazione di prodotti fotocatalitici
utilizzo di materiali derivati da processi produttivi
sostenibili
utilizzo di materiali riciclati
Facciate verdi e tetti giardino
Uno degli elementi architettonici più diffusi nella lotta
all’inquinamento sono le facciate verdi ed
i tetti giardino:
tali soluzioni permettono di assorbire una certa quantità di CO2 e produrne il
doppio in ossigeno, oltre che apportare vantaggi dal punto di vista termico e
acustico. Ma si tratta solo di una delle tante risposte che il mondo
dell’architettura ha trovato negli ultimi decenni al problema
dell’inquinamento.
Prodotti fotocatalitici
I prodotti fotocatalitici sfruttano il fenomeno della
fotocatalisi mediante cui un elemento detto fotocatalizzatore, esposto ai raggi
solari, innesca una reazione chimica di ossidazione. Nel campo dei materiali
edili, il fotocatalizzatore più usato è il biossido di titanio. Il
materiale tende ad attirare e trattenere le particelle d’acqua presente
nell’aria e con essa le polveri sottili, l’ossido di azoto ecc, innescando la
reazione ossidativa che le decompone in sostanze organiche o inorganiche non
nocive. È per questo che sempre più spesso sentiamo parlare di materiali
“mangia smog”, come il cemento mangia smog utilizzato per il
rivestimento del Padiglione
Italiano per l'Expo di Milano 2015.
Dettaglio del rivestimento fotocatalitico del Padiglione
Italiano per l'Expo di Milano 2015.
Sebbene questo tipo di materiali non sia una novità
recentissima, essendo stati introdotti nel mondo dell’edilizia già all’inizio
del ventennio per le prime sperimentazioni sul campo, negli ultimi anni hanno
visto un forte sviluppo nelle applicazioni e nelle tecnologie ad essi legate.
Oggi le proprietà dell’ossido di Titanio sono usate per diverse soluzioni che
vanno dai manti di usura stradali ai rivestimenti delle facciate. Le
applicazioni più note sono i Pannelli in titanio modificato per realizzare le
facciate ventilate, le vernici e i cementi foto catalitici. Illustre esempio è
il cemento biodinamico realizzato con biossido di titanio e materiali di
riciclo delle cave di Carrara utilizzato per il Padiglione Italia all’Expo del
2015.
Processi di produzione sostenibili e materiali riciclati
I materiali legati a processi produttivi ecosostenibili sono
ormai numerosi e di diverso tipo. Sempre più spesso si sente parlare infatti di
valutazioni dell’impatto ambientale, certificazioni e di analisi del ciclo di
vita di un prodotto. Questi, senza scendere nei dettagli di cosa sia una
Dichiarazione Ambientale di Prodotto EDP o un’analisi del
Ciclo di Vita LCA, permettono di descrivere l’impatto ambientale di
un prodotto. Si va da materiali prodotti con materie riciclate a processi
produttivi ridotti e ottimizzati per contenere i consumi energetici e le
emissioni nocive, da non sottovalutare anche nella messa in opera. È importante
che i materiali abbiano inoltre una lunga durata e siano riciclabili al momento
dello smaltimento. Grandi esempi dei passi in avanti fatti dall’ingegneria dei
materiali, è stata la svolta “carbon free” nella produzione dell’alluminio,
senza produzione di anidride carbonica e che punta ad essere riciclabile
all’infinito, oppure i mattoni fatti interamente con plastica riciclata.
Esempi di progetti e soluzioni architettoniche contro
l’inquinamento
I progetti catalogabili come “mangia smog” o “anti
inquinamento” sono ormai tantissimi e diffusi in tutto il mondo. Vediamo ora
alcuni di quelli che si sono maggiormente distinti e che hanno fatto più
scalpore.
The Rainbow Tree Di Vincent Callebaut
Vincent Callebaut è considerato da anni un utopista a causa
della sua visione di un’architettura che diventa ecosistema e che lui stesso ha
identificato con il nome di “architettura archibiotica”. Il suo intento di
ri-naturalizzare le città è evidente in tutti i suoi progetti e così anche in
quello del The Rainbow Tree nelle Filippine. La Torre, a piani sfalsati, è
progettata interamente in legno massiccio e lamellare, poiché la produzione di
quest’ultimo prevede il dispendio di un quantitativo notevolmente ridotto di
energia rispetto all’acciaio o al calcestruzzo e non produce gas serra. La
struttura è rivestita da una grande varietà di essenze arboree ed è articolata
in modo tale da lasciare a queste lo spazio di crescere e svilupparsi. In
questo progetto le tecniche passive e le energie rinnovabili si associano per
ridurre al minimo l’impatto dell’edificio nel suo funzionamento. Serre, riciclo
e purificazione dell’acqua, fattorie e turbine eoliche rendono The Rainbow Tree
un prototipo di oasi fisica e spirituale.
Torre de Especialidades con la facciata che purifica l’aria
L’intervento degli architetti Allison Dring e Daniel Schwaag
e dell’ingegnere Buro Happold, riguarda la trasformazione della facciata
dell’edificio ospedaliero a Città del Messico. Questa è stata schermata con dei
moduli tridimensionali rivestiti con biossido di Titanio. Tali moduli oltre ad
avere una funzione ornamentale, essendo frutto di un lavoro computazionale,
hanno soprattutto un grande valore ambientale. La tridimensionalità dei moduli
che compongono la facciata infatti, aumenta la superficie esposta alla luce e
di conseguenza la quantità di smog che essa è in grado di neutralizzare.
La città foresta di Stefano Boeri
Il progetto della città foresta di
Stefano Boeri punta a realizzare un’area che funga da polmone
verde nell’ambiente fortemente antropizzato della città di Shijiazhuang, in
Cina. L’idea, così come descritta dallo stesso Boeri, è quella di un ecosistema
urbano: “città piccole, compatte e verdi, composte da dozzine di edifici alti e
di medie dimensioni – le cosiddette Vertica Forests –
circondate dalle foglie degli alberi ” in cui tutelare i terreni agricoli e
naturali, limitando gli spostamenti veicolari e quindi i consumi e le emissioni
nocive. Boeri immagina edifici totalmente ricoperti di verde, dove la
vegetazione funge da filtro, in grado di assorbire le particelle fini prodotte
dal traffico e di produrre ossigeno. Boeri porta quindi alla massima
estremizzazione quel principio che è alla base anche del Bosco Verticale
di CityLife a Milano.
Fonte: Architettura Sostenibile
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